L'Abbazia di Crescenzago

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Tra i molti elementi di interesse di questo bellissimo borgo, sito nella parte nord-est di Milano, risalta la splendida abbazia intitolata a Santa Maria Rossa (nella zona di piazzale Loreto sorgeva Santa Maria Nera, mentre è tuttora visibile Santa Maria Bianca in Casoretto, nella via omonima).
L'abbazia, sorta intorno al 1140, riconosciuta dall'arcivescovo Roboaldo nel 1154, dal 1197 fu a capo di una congregazione; diede poi origine ad altre abbazie, e già nel dodicesimo secolo due suoi canonici divennero cardinali.
In seguito il monastero partecipò alla riforma che diede origine alla congregazione dei canonici regolari lateranensi, e nel quindicesimo secolo divenne Commenda, di cui fu primo commendatario il cardinale Federico Sanseverino. Seguì un periodo di decadenza, che culminò, nel 1772, con la soppressione; il monastero venne così adattato a dimora padronale, e nell'Ottocento appartenne alla famiglia Berra, che dà il nome alla via che vi conduce.
Percorrendo appunto questa via, arrivando dal centro di Crescenzago, per primo sulla destra si vede l'edificio che fu monastero, dotato di facciata neogotica, cui segue un cortile tardosettecentesco, ricavato in un fabbricato del Cinquecento; nel cortile successivo, finestre di cotto, archi acuti e capitelli di pietra recanti il leone rampante, risalenti al primo Quattrocento, ci attestano l'origine antica dell'edificio.
Di fronte a questo edificio si trova la chiesa abbaziale, basilicale, duecentesca, realizzata in stile romanico, come si evince dalla facciata. Essa è in nudo mattonato, scandito da quattro contrafforti, e vivacizzato da moderne ciotole di lamiera policrome, che vogliono ricordare quelle un tempo esposte per le offerte. La facciata è stata restaurata nel 1922, mantenendo tutte le caratteristiche dell'originale, tra cui le finestre strombate ed i tre archetti affrescati che sovrastano i tre portali d'ingresso.
Entrando in chiesa, la prima cosa che si nota è che occorre scendere alcuni gradini per raggiungere il pavimento della chiesa, che è stato restituito al livello originale; sotto di esso si trovavano ampie cavità sepolcrali, ostruite nel 1779, dove forse fu sepolto anche Matteo Visconti.
L'interno è a tre navate, e risulta diviso per la lunghezza da otto pilastri, quattro dei quali in mattoni; la volta è a crociera costolonata. La volta era coperta da dipinti settecenteschi, sotto i quali sono state trovate decorazioni geometriche e floreali, e più sotto ancora si è scoperto un ciclo medievale con le storie della Vergine raccontate nei Vangeli apocrifi (Annunciazione, Dormizione, Funerale e Assunzione). Questo soffitto “multistrato” testimonia bene i vari passaggi di ristrutturazione a cui è stata sottoposta la chiesa.
La zona del presbiterio è ricca di affreschi notevoli, alcuni dei quali scoperti non molti anni fa. Innanzi tutto nell'abside si trova un "Cristo Pantocrator" (cioè benedicente), rappresentato in mandorla e circondato dai simboli degli evangelisti. Quest'opera risale al tredicesimo secolo, ed è in stile bizantineggiante.
Così pure, al di sopra del tiburio, si può vedere un'altra rappresentazione in mandorla, ma di dimensioni più contenute; infine, l'affresco che arricchisce l'abside si trasforma, giunto ad una certa altezza dal pavimento, in un velario, secondo una tendenza tipica dell'epoca.
Delle cappelle di sinistra, la prima, detta "del battistero" per il fonte che ivi si trova, fu ultimata il 3 maggio 1503, come attestato da una lapide ivi posta, e fu dedicata a Santa Caterina d'Alessandria. In essa si trova la riproduzione di un trittico del Bergognone, che raffigura le Sante Agnese, Caterina e Cecilia, davanti a cui sono inginocchiati i committenti dell'opera, tra cui Marco de Caponi, canonico di San Lorenzo.
Sempre nella prima cappella si possono vedere un crocifisso ligneo del sedicesimo secolo e, sulla volta, affreschi di Cesare da Sesto ed un lampadario in legno dorato con pietre, risalente al diciassettesimo secolo.
La seconda cappella sulla sinistra è dedicata alla Vergine, e risale al 1841; la terza è la cappella dei caduti, risale al Settecento e contiene una pietra tombale dedicata ai caduti della guerra 1915-18; al suo interno inoltre si trova un monumento funebre che ricorda i nomi dei caduti delle due guerre mondiali. Vi si trova inoltre una "Crocifissione" lignea Settecentesca.
La navata destra ospita nella quarta cappella un affresco raffigurante San Nicolao ed uno dedicato alla Sacra Famiglia; nella terza cappella si trova una "Madonna del Rosario" lignea Settecentesca; nella prima cappella si trovano affreschi di varie epoche, tra cui uno raffigurante l'esterno della chiesa stessa.
Settecenteschi sono la balaustra e l'altar maggiore, che il commendatario Carlo Perla donò nel 1784. Completano la lista delle opere d'arte contenute nella chiesa le pile dell'acquasanta e la "Via Crucis" del 1929 (autore Gualtiero Anelli), i mosaici contemporanei di Fantin e i dipinti di Luigi Morgani e del figlio Carlo, tra cui l'"Ultima Cena" raffigurata sulla controfacciata.

Crescenzago è raggiungibile a piedi dall'omonima fermata della M2, oppure da Loreto (M1 e M2) con l'autobus 56.