A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Ora che i lavori per la stazione Dateo del Passante Ferroviario hanno
restituito alla superficie un aspetto meno trafficato, e' di nuovo possibile
vedere gli edifici del Brefotrofio Provinciale, sito nell'isolato contornato
dalle vie Piceno, Plebisciti, Piolti de' Bianchi e Melloni.
L'edificio, sorto nel 1911 ed in seguito ampliato, come vedremo, e' in
realta' il terminale di una lunghissima tradizione nella storia milanese,
quella dell'assistenza all'infanzia abbandonata o bisognosa e alle madri che
non partorivano in casa.
Tale forma di assistenza fu erogata fin dall'Alto Medioevo e, a partire
dall'eta' comunale, fu oggetto di intervento da parte di istituzioni quali
gli Ospedali di Santo Stefano e di San Celso ad esempio, che furono aggregati
all'Ospedale Maggiore nel 1458.
Altri ospizi, quali San Vincenzo e San Dionigi, iniziarono invece
questa attivita' solo dopo l'aggregazione alla Ca' Granda, e si occuparono
principalmente dei ragazzi e adolescenti.
Come risulta dalla documentazione dell'archivio storico dell'ex IPPAI
(Istituto Provinciale per la Protezione e l'Assistenza all'Infanzia), nel
1483 gli infanti abbandonati a Milano e nell'intero Ducato di Milano (oltre
alle donne gravide in maniera illegittima) venivano ricoverati all'Ospedale
di San Celso, che dipendeva secondo precise regole dalla Ca' Granda.
Nel 1671 il ricovero di San Celso fu chiuso, e da allora fino al 1780
gli assistiti furono ospitati in due quartieri dell'Ospedale Maggiore a
loro dedicati; qui, nel 1689 fu aperto il torno per il ricevimento anonimo
dei bambini abbandonati.
Nel 1780 venne fondata la Pia Casa degli Esposti e delle Partorienti in
Santa Caterina alla ruota, nell'ex monastero omonimo che sorgeva lungo il
Naviglio, di fronte alla Ca' Granda. Nel 1868, anno di chiusura del torno,
detta casa assunse il nome di Ospizio Provinciale degli Esposti e delle
Partorienti. In seguito pero' il reparto e la scuola di ostetricia vennero
staccati dal'istituto, che prese cosi' il nome di Brefotrofio Provinciale.
Pochi anni dopo, nel 1906, vi confluirono gli istituti di perfezionamento.
Ma a questo punto ci si accorse che la vecchia sede di Santa Caterina alla
ruota si trovava in pessime condizioni, e si penso' di costruire una nuova sede
per il Brefotrofio. Scartata per motivi di fatiscenza l'ipotesi di costruire
la nuova sede sulla precedente, inizio' il dibattito su quale terreno acquistare
per il nuovo edificio.
La scelta cadde sul fondo dell'Acquabella, che allora era un terreno libero.
Il progetto iniziale prevedeva la costruzione di un grande edificio, per di piu'
ampliabile, intendendo accentrare nella nuova sede tutti gli esposti della
provincia di Milano.
Tale progetto fu pero' in seguito scartato in quanto si prevedeva che il
fenomeno dell'esposizione dei figli illegittimi sarebbe andato rapidamente
calando a causa della maggiore alfabetizzazione ed istruzione, che avrebbe
fatto cadere i pregiudizi nei confronti dei figli illegittimi; questo avrebbe
portato, con un effetto a catena, al calo degli abbandoni da parte delle madri.
Il Consiglio Provinciale dibatte' a lungo la questione: basti dire che le
caratteristiche del progetto furono presentata l'11 febbraio 1907, l'acquisto
del fondo dell'Acquabella fu discusso il 27 dicembre 1907 e l'approvazione
definitiva del progetto venne deliberata nella seduta dell'8 aprile 1908.
Il brefotrofio, che per molti anni rappresento' un vero e proprio esempio
da seguire in quell'ambito, venne visitato da molte personalita' sia italiane
che europee.
Inizialmente l'edificio era costituito da un piano terra rialzato e da un
primo piano. Solo la porzione dell'ingresso era a due piani, come risulta
dalle foto d'epoca. L'edificio fu poi alzato di un piano, sempre nella zona
di ingresso, tra il 1950 e il 1960 (cosi' come appare oggi ai nostri occhi).
Dal punto di vista architettonico l'edificio non ha poi infatti subito
cambiamenti degni di nota; tutt'oggi se ne puo' ammirare l'armonia, con la
facciata principale (che da' sul viale Piceno) che ospita moderne bifore e
trifore, e le palazzine interne separate da ampi spazi verdi, in generale
nello stesso stile dell'ingresso.