Le case dei ferrovieri in Zona 4

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Chi pensa che a Milano esistano solo casermoni in cemento non ha mai visto veramente Milano. Non e' infatti difficile cogliere, solitamente nelle vie di minor traffico, gemme architettoniche di raro valore.
Ma oltre ai palazzi eleganti, di varie epoche, non e' raro trovare a Milano oasi di tranquillita', ove il tempo sembra essersi fermato. Parlo dei quartieri di villette, sparsi un po' ovunque in Milano, come ad esempio alla Maggiolina, nella zona di Piazza Carbonari.
Nella nostra zona in particolare si puo' trovare un quartiere siffatto nella zona di via Sottocorno e via Fiamma: prendendo il nome dalle due vie che lo compongono, e' noto come villaggio Lincoln-Franklin, ma il suo nome originale e' "Villaggio Operaio". Vediamo perche' scorrendone brevemente la storia.
L'iniziativa di costruire un villaggio siffatto era stata promossa dalla Societa' Edificatrice di Abitazioni operaie, fondata nel 1878 con lo scopo di edificare case per una elite operaia, da cedere a riscatto. I circa 120 alloggi che costituiscono il villaggio rappresentano tuttavia la drastica riduzione di un progetto molto piu' ambizioso elaborato dagli ingegneri Ceruti, Mazzocchi e Poggi, che avrebbe dovuto configurare la zona di Porta Vittoria come una vera e propria "cittadella operaia" ai margini della citta', composta da 307 abitazioni unifamiliari, e 31 edifici ad appartamenti in affitto per un totale di 3500 abitanti. Abbandonato il progetto per mancanza di fondi, la societa' procedette quindi alla costruzione del villaggio che e' tuttora preservato pressoche' intatto (a parte qualche ristrutturazione).
Costruito nel 1886 per i ferrovieri, e' costituito da una serie di casette unifamiliari a due piani dotate di un piccolo spazio verde coltivabile; queste si snodano ai due lati della via Lincoln, ancora acciottolata con la tradizionale rizzada, per concludersi in una piazzetta ombrosa, in cui converge l'altra via interessata, via Franklin, e dove si trovava un pozzo in pietra e ferro battuto.
Degni di visita sono anche i cortili siti nella via, tanto sul lato sinistro quanto sul lato destro, in cui ci si ritrova in splendidi e curati giardini; in essi prosegue la numerazione della via, il che spiega gli apparenti salti nei civici che si affacciano alla via; in questi giardini la sensazione di pace e serenita' e' totale.
Ma anche all'esterno, sulla via, e' tutto un prorompere di roseti, palme e giardini di ogni tipo; un'area insomma che, se completata come da progetto originario, avrebbe dato al quartiere un'immagine invidiabile.
Per concludere, una curiosita': all'ingresso da via Guicciardini, un raro segnale stradale indica che l'area in questione e' soggetta a giochi di bambini, e un altro raccomanda una velocita' massima di 20 chilometri all'ora.
Avendo parlato di case dei ferrovieri, vale la pena di citare anche le altre presenti in zona, piu' precisamente in viale Umbria, in quell'isolato triangolare nei pressi della stazione di Porta Vittoria, limitato in realta' dal viale, da una strada privata senza uscita, e dalle case prospicienti l'inizio di via Giovanni Cena.
Proprio nella strada senza uscita, ancora negli anni'80, dietro una saracinesca, era ospitata una splendida "Balilla", di proprietà di un pittore he ivi risiedevea.