Certosa di Garegnano

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Monumento dall'interno spettacolare, la Certosa di Garegnano, che dà il nome all'omonimo viale, è un'antica chiesa sita nel nord-ovest di Milano.
Verso il 1230 alcuni monaci Certosini si stabilirono a sud-ovest di Milano, vicino a Corsico, tra il naviglio grande e il naviglio pavese; qui costruirono una certosa, ma non si hanno, poi, ulteriori notizie a parte il nome: certosa di Gaudio. Giovanni Visconti, Arcivescovo e signore di Milano, e fondatore del monastero della certosa di Garegnano con atto del 19 settembre 1349, fece dono ai Certosini di alcuni suoi territori ('boschi, vigne, campi per 2000 pertiche') posti tra Garegnano e Cascina Torchiera nella pieve di Trenno), probabilmente per meglio sistemare i Certosini della Certosa di Gaudio.

La facciata della Certosa fu eretta tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII. Le statue, eseguite dalle stesse maestranze che lavorarono alla Certosa di Pavia, risalgono circa al 1610.
L'ingegner Vincenzo Seregni contribuì in maniera fondamentale all'edificazione della Certosa: gli vengono infatti attribuiti il chiostro grande, il cortile delle elemosine, il cortile d'onore, il chiostro della foresteria, la foresteria maschile, buona parte dell'ala meridionale con la cella del priore (1580 circa) e probabilmente la stessa facciata.
La facciata è divisa in tre ordini simmetrici su cui si possono individuare un altorilievo in marmo raffigurante il "Riposo durante la fuga in Egitto", un bassorilievo in pietra rossa raffigurante la Maddalena, statue della Madonna con gli Angeli e di Santi, ed alcuni rosoni in pietra rossa e rosette in pietra gialla.
Nell'interno, detto anche la "Cappella Sistina" di Milano, si trova una notevolissima serie di affreschi. Sulle pareti laterali dell'unica navata, infatti, il pittore Daniele Crespi raffigurò scene della vita di San Bruno (detto anche Brunone), il fondatore dell'ordine dei Certosini. Costui, nato probabilmente nel 1030, assiste, nel primo affresco sulla destra, alle esequie di un celebre dottore parigino, Raimond Diocrès, quando d'un tratto il morto balza sul catafalco e si mette a parlare; ciò spingerà San Bruno a fondare un monastero.
Nell'affresco successivo, Sant'Ugo, vescovo di Grenoble, fa un sogno profetico, in cui vede degli angeli costruire una chiesa su uno sfondo di sette stelle. Nella terza scena, Brunone si presenta a lui con sei compagni per manifestargli il desiderio di dedicarsi con loro a vita contemplativa (donde le sei piccole stelle che accompagnano la più grande nello stemma della Certosa.
Quindi, secondo le indicazioni del sogno, la prima casa nasce a Chartreuse; saltando alla scena conclusiva, San Bruno, inviato dal Pontefice in Calabria affinchè divenisse Vescovo, rifiutò l'incarico per amore della vita eremitica e però ricevette in regalo, dal conte Ruggero di Calabria, i terreni per costruire la Certosa.

In questa stessa scena si vuole sia ritratto Daniele Crespi (raffigurato dal personaggio che suona il corno), che appose all'affresco la data 5 aprile 1629; erano gli anni della peste manzoniana, ed infatti il Crespi ne morì, non ancora trentenne, nel 1630. Oltre a questi affreschi, sono da attribuire al Crespi anche gli affreschi sulla controfacciata e sulla volta.
A Simone Peterzano si devono invece le tele e gli affreschi del Presbiterio: tra queste opere ricordiamo le tele (Resurrezione, Madonna in trono con Santi, Ascensione di Cristo) e segnaliamo, tra gli affreschi, Presepio, Adorazione dei Magi, Evangelisti, Sibille, Angeli e Profeti. Il ciclo fu compiuto intorno al 1580 dal pittore bergamasco che, poco dopo, accettò come garzone il Caravaggio. Il pavimento è opera del genovese Tommaso Orsolino, e risale al 1650; gli stucchi, coevi, sono opera di Marsilio dei Soli.
Ai lati dell'ingresso sono le cappelle, dove i Certosini celebravano la Messa privata. In quella di destra, intorno al 1770 il canonico bustese Biagio Bellotti affrescò sul gusto del Tiepolo i quindici misteri del Rosario. Di Enea Salmeggia detto il Talpino (1594) è la tela dell'Annunciazione. Nella sala adiacente, due tele d'ignoto raffigurano il martirio dei Certosini avvenuto nel 1500 a Londra e nelle Fiandre. Incompiuta invece la prima cappella a sinistra dell'ingresso, con tela del Genovesino (1600 circa) e altare settecentesco. Nella cappella adiacente, notevole la "Sacra Famiglia" di Panfilo Nuvolone e, nella sala adiacente, la tela del Salmeggia raffigurante Cristo che offre a Santa Caterina una corona di spine e una corona di rose.

La Certosa di Garegnano può essere raggiunta con il tram 14 (direzione Cimitero Maggiore) e un breve tratto a piedi.