La chiesa dei Cappuccini - parte II

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nello scorso articolo abbiamo esaminato le vicende storiche della chiesa dei Cappuccini di viale Piave, ed in questo ci accingiamo a evidenziarne i momenti artistici.
L'attuale chiesa, come detto, fu edificata nel 1908 al posto della precedente, più piccola, costruita nel 1878. Il progetto della chiesa attuale, che da poco ha festeggiato il centenario, fu stilato nel 1905 da Paolo Mezzanotte e realizzato dallo scultore Silvio Pirovano (che si occupò dell'esterno) e dal pittore Mario Albertella, che nel 1929 si dedicò all'interno.
Paolo Mezzanotte, di cui a Milano è noto il palazzo della Borsa, detto appunto Palazzo Mezzanotte, nacque a Milano nel 1878 e morì ad Inverigo nel 1969; questa chiesa è quindi una delle sue prime opere, seguita nel 1906 dalla Cappella Giudici del Cimitero Monumentale, da altre opere quali la Casa dei Fasci Milanesi, poi sede della Democrazia Cristiana, del 1926, fino al Palazzo della Borsa del 1931, senz'altro la sua opera più matura.
Silvio Pirovano invece lavorò ai mosaici del Santuario di Lovere, un esempio di architettura sacra dell'eclettismo tardo ottocentesco progettato da quello Spirito Chiappetta autore anche di San Camillo de Lellis a Milano.
Mario Albertella, infine, figlio di Aristide, ne proseguì l'opera nel campo della creazione e restauro delle vetrate artistiche e nel recupero artistico pittorico, opera tramandata fino ai giorni nostri per ben cinque generazioni. Molto attivo tra Piemonte e Lombardia, a Cannobio, Turbigo ed altre località, diede vita ad uno studio a Milano, dove si lavorava come una volta: affreschi, vetrate, mosaici, restauri, disegno a incisioni, pittura ad olio.
La facciata è di tipo basilicale, anche se sobria; sopra l’ingresso si trova un mosaico a lunetta raffigurante il Cristo tra gli angeli, sotto cui si trova la scritta "COR IESU, OPUS DEI ET PORTA COELI") ossia "cuore di Gesù, opera di Dio e porta del Cielo"); sopra il mosaico, una croce suddivide l'arco sulla parete centrale dalla facciata in quattro parti, due intonacate e due a vetrate.
Varcato l'elegante andito in legno intarsiato che costituisce l'ingresso, si resta colpiti dalle dimensioni notevoli dell'edificio, volute dall'allora arcivescovo Ferrari, che la consacrò nel 1908. L'interno è a navata unica con cappelle sui due lati; il soffitto a campate riporta tondi di Santi, mentre il presbiterio è preceduto da un arcone affrescato con la figure di Mosè (a sinistra), con quella di Elia (a destra) e con angeli nella parte superiore.
Avviandosi verso il presbiterio, su entrambi i lati si notano alcuni confessionali lignei di pregevole fattura, con intarsi e piccole sculture in rilievo; come vedremo tra poco, questa è solo una parte dei decori lignei della chiesa, che ne costituiscono il lato artistico principale.
La prima cappella a sinistra contiene un trittico pittorico e le lapidi di tre personaggi legati al mondo cappuccino, tra cui Daniele da Samarate. Dirimpetto, la prima cappella sulla destra contiene 5 tele, di cui tre riunite in un trittico, e la tomba di Fra’ Cecilio, il noto frate che riuscì a realizzare la statua di San Francesco in piazza Risorgimento con la raccolta delle elemosine effettuata passando di casa in casa.
Superata la prima cappella su entrambi i lati siamo ora giunti alla “summa lignea” delle opere di questa chiesa. La seconda cappella sulla sinistra, infatti, contiene una splendida statua lignea raffigurante Gesù che abbraccia San Francesco, intorno a cui sta un meraviglioso altare scolpito nel legno, con intarsi e bassorilievi, Subito dopo, in aggetto rispetto alla linea delle cappelle, si erge un fantastico pulpito ligneo, anch’esso adorno di fregi.
In corrispondenza, sul lato opposto, la seconda cappella ospita un altro capolavoro di incisione nel legno: un altare dedicato a Sant’Antonio, con relativa statua, intarsiato e scolpito come il precedente.
Procedendo verso l’altar maggiore si incontrano le ultime due cappelle, che ospitano anch'esse altari lignei di grande valore aristico: a sinistra, l'altare circonda una tela dedicata alla vegine, mentre a destra i fregi lignei incorniciano una tela dedicata a San Giuseppe e il Bambino.
Siamo così giunti infine al presbiterio: qui si trova un enorme altare ligneo in cui è inserito il quadro dedicato al Sacro Cuore di Gesù e a Maddalena Maria Alacoque (ricordo che fu la veggente che propagò il culto del Sacro Cuore). Al di sotto, un meraviglioso tabernacolo: proveniente dal convento di Cerro Maggiore è un intaglio a tarsia di avorio, ebano, madreperla e tartaruga, con statuette di bosso; si tratta di una tra le opere migliori del cappuccino Francesco da Cedrate, di origini varesine, attivo tra il Seicento e il Settecento. Davanti al tabernacolo si trovano il trono marmoreo e l'altare consustanziale, recante sul fronte un altorilievo dedicato all'Agnello.
Dal cenobio diPorta Orientale, soppresso da Napoleone, provengono infine, non visibili in chiesa, la statua lignea dell'"Immacolata" (in sacristia) e il rilievo con la "Madonna e il Bambino" esposto nel Lazzaretto durante la peste del 1630 (in convento).