La città annonaria, realtà della Zona quattro

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

La rilevanza del commercio nella città di Milano è sempre stata notevole. Sin dal Medioevo lo sviluppo della città è passato attraverso i commerci, che sono stati resi prolifici dalla felice posizione dell'abitato, posto nel mezzo di una pianura, all'incrocio di varie strade, e quindi punto nevralgico ed attraversamento obbligato per chi volesse comprare o vendere merci.
In particolare, in questi due articoli ci vogliamo occupare del commercio di beni alimentari, che ha avuto parte importante nello sviluppo della nostra zona. Esamineremo in particolare la storia del mercato delle carni e di quello della frutta e verdura.

Iniziamo dal Macello, istituzione datata 1863, realizzata a seguito di una legge che imponeva controlli sanitari su tutte le carni commerciate a Milano, a seguito delle frodi, della scarsa igiene rilevata e dell'obbrobrio creato nei vicini dai molti macelli privati che si trovavano in tutta la città.
A seguito di questa decisione, la macellazione della carne fu confinata nei cinque ettari che si trovano tra le vie Calco e Olona, dove si trovava un macello comunale ritenuto all'avanguardia (tra i migliori d'Europa) e che contava centosessanta parcheggi per centodiciassette macellai. A lato di esso, appena fuori dalle mura spagnole (i Bastioni), si venne a creare il cosiddetto "Scalo del Bestiame" (attuale Parco Solari), da dove le carni, arrivate sulla strada ferrata, venivano introdotte nel macello tramite un corridoio ricavato nelle mura stesse.

Nel 1929 il Macello venne trasferito in viale Molise 62, nell'area cui tuttora si fa riferimento come Pubblico Macello, ed in cui si trova la galleria liberty che è stata scelta dal nostro giornale come simbolo grafico.
In quest'area, dove tuttora si vende il bestiame macellato (mentre all'inizio, invece, si vendeva vivo, il che ha portato a cambiare la definizione da Mercato del Bestiame a Mercato delle Carni), si macellano bovini, equini ed ovini, con attenzione anche a tecniche di macellazione legate alle varie religioni (ebraica, islamica); vi si tenevano inoltre corsi per "mattatori", ma attualmente questa attività si è di molto ridotta.

I tipi di carne riferibili alla fauna avicunicola, invece, vengono venduti ancora oggi nel mercato sito di fronte, al civico 53 di via Lombroso, dove dal 1925, occupando gran parte dell'isolato compreso tra le attuali vie Maspero, Lombroso, Vismara e Cadibona, sorge appunto il Mercato Avicunicolo. In precedenza, fin dalla data del suo insediamento, il 1884, questo mercato aveva occupato un'area sita nell'attuale zona 5.
Nella sua sede attuale, quindi, vengono venduti pollame, conigli, selvaggina e uova, unitamente ad altri prodotti commercializzati dalle aziende che vi hanno fissato un loro punto di vendita. In passato, invece, almeno fino agli anni '60 del ventesimo secolo, vi veniva praticata anche la macellazione delle suddette carni, mediante cinquanta posteggi.

La vita di coloro che si dedicavano a questi commerci non era certo facile. Come tramandano alcune fonti, infatti, a quell'epoca alle 3 del mattino arrivavano, per lo più dal Lodigiano, casse da dieci grosse d'uova (per un totale di 1440 ciascuna), gabbie di polli vivi ed altro, e venivano trasportati su carretti a cavallo.
Facchini stabili (e facchini volanti, cioè a giornata, specialmente nei giorni di mercato, che erano il lunedì, il mercoledì e il venerdì) attendevano, dalle tre del mattino alle dieci di sera, che arrivasse la merce. Tra i personaggi dell'epoca vengono ricordati El Bersaglier, El Gin Boia, El Ghess, El Settebello, El Bisont, che al dì di festa, coi proventi del loro lavoro, giravano in Galleria con aria elegante da ricchi possidenti.
Nel prossimo articolo ci occuperemo di come si sia sviluppato nella città di Milano, con ampio coinvolgimento della nostra zona, il mercato ortofrutticolo.