Il Santuario dell'Ortica - parte I

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Negli scorsi articoli abbiamo visitato il borgo dell'Ortica, sia nella sua parte raccolta intorno alla piazzetta centrale che nella sua parte rurale, lasciando però volutamente al di fuori il Santuario che si trova nella citata piazzetta.
Il motivo è che questa chiesa, già di per sè importante dal punto di vista storico ed artistico, come vedremo in questi due articoli, e come confermato dalla erezione a Santuario, si è ultimamente arricchita di numerose opere d'arte. Durante un restauro, infatti, sono venuti alla luce numerosi affreschi di epoca cinquecentesca, di cui parleremo nel prossimo articolo, dedicato alla parte artistica dell'edificio; in questo invece ne affronteremo la parte storica.

Il quasi millenario edificio, dedicato ai Santi Faustino e Giovita, è anche noto come Santuario della Madonna delle Grazie all'Ortica.
L’origine si può far risalire ai primi anni dopo il mille, in occasione dell’espansione benedettina sul territorio circostante. Secondo le poche notizie pervenute si trattava di una chiesa stazionale, in cui si celebravano alcune cerimonie liturgiche chiamate appunto stationes, inteso come "luogo per fermarsi".
La chiesa risale al 1190, per quanto l'edificio attualmente visibile sia stato costruito nel 1519, ed abbia dovuto subire un paziente restauro dopo i danneggiamenti della seconda guerra mondiale; il campanile, invece, e' quattrocentesco.

Nel 1190 essa era denominata San Faustino di Cavriano; in effetti, questa chiesa è sempre stata molto cara agli abitanti di Cavriano, borgo sito poche centinaia di metri a sud lungo l'omonima via, i quali hanno sempre gravitato su di essa in quanto era (ed è) di gran lunga la più vicina alle loro cascine, molte delle quali si sono conservate fino ai nostri giorni.
Pare poi che la chiesa sia stata collegata in passato con un monastero sito in quel borgo e alla chiesa di Sant'Ambrogio (di cui oggi si conserva solo l'abside nella cascina omonima), mediante un passaggio sotterraneo.

Per quanto riguarda l'origine della chiesa, quando avvenne la distruzione di Milano nel 1162 ad opera di Federico Barbarossa, i milanesi di Porta Nuova e di Porta Orientale vennero esiliati tra i borghi circostanti di Lambrate e Cavriano, dove appunto sorgeva la cappella stazionaria di San Faustino.
Si tramanda che la loro speranza di tornare in città si fece preghiera e nel 1182 chiesero l’intercessione della Madonna dedicandole un semplice graffito; in effetti l’anno seguente, con la pace di Costanza, Federico Barbarossa riconobbe l’autonomia comunale di Milano e il diritto al ritorno dei milanesi in città, e così gli abitanti decisero di ringraziare la Vergine Maria facendo dipingere, sopra il graffito, un affresco, denominato “Madonna delle Grazie”.

Altre informazioni sulla chiesa riportano che Una consacrazione del tempio (o forse una riconsacrazione) pare sia avvenuta nel 1370, mentre un’altra documentata è del 28 agosto 1519, ad opera di Monsignor Francesco Landino, vescovo di Lodi, per incarico dell’allora Arcivescovo di Milano Cardinal Ippolito d’Este.
La chiesa fu in seguito visitata da numerosi personaggi illustri: nel 1573, qui si recò San Carlo Borromeo, mentre nel 1610 vi venne il cardinale Federico Borromeo, ed infine nel 1753 il cardinale arcivescovo di Milano, Giuseppe Pozzobonelli, venne anch'egli alla chiesina, che in seguito conobbe però anni di degrado e trascuratezza, al punto da essere adibita, nel corso del ventesimo secolo, a deposito.

Fu nel 1964 che essa venne elevata al rango di chiesa parrocchiale, con la dedicazione al Santissimo Nome di Maria, ad opera dell’arcivescovo Giovanni Colombo, e lo rimase fino al 1993, quando si realizzò il nuovo Centro parrocchiale in Via Pitteri, attiguo alla Chiesa dei Martinitt. In tale circostanza, la Chiesa parrocchiale fu trasferita dal Santuario alla Chiesa dei Martinitt, concessa in comodato dal Pio Albergo Trivulzio alla Parrocchia. Nel 1987 infine la chiesetta fu eretta a Santuario Mariano dal Cardinale Carlo Maria Martini.
Nel prossimo articolo ci occuperemo della sua notevole dotazione artistica, come detto ulteriormente arricchita dai recenti ritrovamenti.