La chiesa di San Protaso

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

In piazzale Brescia, all'angolo con via Osoppo, grandeggia la chiesa di San Protaso, un tempo dedicata ai Santi Protaso e Gervaso, come risulta dalla scritta che spicca sulla sua facciata, eretta nei primi anni Trenta, quando veniva demolita quella, assai pregevole, di San Protaso ad Monachos, ubicata nel centro della città (in via San Protaso) e fondata, pare, nell'ottavo secolo.
La chiesa di piazzale Brescia colpisce subito per il suo slancio verso l'alto: la facciata, infatti, in mattoni a vista, è segnata da un alto portone ad arco, e sulla cima risplende una croce dorata.
L'interno è a navata unica, con una serie di cappelle che si aprono sui due lati; notevoli i transetti e l'abside. Ed è nell'interno infatti che si trovano pregevoli opere di artisti degli anni Trenta e Quaranta del Ventesimo secolo.
Iniziamo dal mosaico sito nel battistero, a sinistra dell'entrata, opera di Trento Longaretti; questo poliedrico artista, studente a Brera e compagno di studi, tra gli altri, di Cassinari e Morlotti, si è dedicato, nella sua carriera, a diverse forma artistiche: quadri, affreschi, mosaici, vetrate; alcune sue opere si trovano anche nel Duomo, a Sant'Ambrogio ed in numerose gallerie d'arte e musei di tutto il mondo. Ed anche a questa chiesa egli ha fornito un significativo contributo artistico, in quanto, oltre che del mosaico, è autore di diversi dipinti: "Gesù e i Fanciulli", "La trasfigurazione", "I santi Tarcisio e Luigi e le sante Agnese e Cecilia", "La pecora smarrita", "Il giovane ricco", "Il buon samaritano", "L'agonia nell'orto".
Tutte queste opere adornano le cappelle laterali ed i transetti, mentre nell'abside si trovano affreschi di Pietro Cortellezzi, artista di Tradate nato nel 1898 e morto nel 1978, raffiguranti la gloria dei santi Protaso e Gervaso: ed anche gli affreschi in cima ai pilastri, che raffigurano gli apostoli, sono dello stesso autore.

Un altro autore presente con parecchi dipinti è Andrea Fossombrone, un affreschista sacro nato a Zara nel 1887, che operò nella prima metà del ventesimo secolo e morì nel 1963, cui si devono la "Crocefissione", "Il Sacro Cuore", "La donna della genesi", "La Sacra Famiglia", "Il transito di San Giuseppe", "San Giovanni Bosco" e "Lo Sposalizio della Vergine", sito quest'ultimo nella seconda cappella a destra, in posizione un po' defilata ma particolarmente degno di essere ammirato.

Altre due tavole, "Santa Teresa del Bambin Gesù" e "Santa Gemma Galgani" sono invece opera di Cirillo Damiani. Tra gli artisti che hanno contribuito vanno poi ricordati: i fratelli Legnani, scultori di Barlassina, autori delle statue di Sant'Antonio e Santa Rita; don Mario Tantardini, della scuola Beato Angelico, autore della policroma Via Crucis; Paolo Rivetta, che dedicò cinquant'anni della sua vita a decorare chiese, autore di gran parte delle vetrate, che si trovano anche sulla facciata della chiesa e ne illuminano l'ingresso.

Alcuni antichi quadri, poi, si trovano nei locali attigui alla chiesa: un "Sant'Alberto Magno" del diciassettesimo secolo, un'Assunta ispirata al Murillo e, in sala Bossi, una pala d'altare raffigurante la "Madonna con il Bambino e i Santi Francesco e Chiara", del primo Seicento Lombardo, affiancata da un "San Giuseppe con il Bambino", di ispirazione manierista lombarda, quasi caravaggesca.
San Protaso, spesso ricordato col fratello Gervaso, era figlio dei santi coniugi milanesi Vitale e Valeria; morti i genitori, i due fratelli vendettero i beni di famiglia, ne distribuirono il ricavato ai poveri e si ritirarono in una casetta ove passarono dieci anni in preghiera e meditazione. Denunziati come cristiani ad Astasio, di passaggio per Milano diretto alla guerra contro i Marcomanni, non vollero assolutamente fare sacrifici pagani e perciò furono condannati a morte nel 57 d.C.; Protaso morì decapitato, Gervaso invece venne percosso a morte con flagelli piombati. Tutto ciò è testimoniato da una iscrizione scolpita su una colonna (ora conservata nella cripta della basilica di Sant'Ambrogio) che sorgeva sul luogo del martirio, vicino alle antiche mura della città.
Il 7 giugno 386, nella zona cimiteriale di Porta Vercellina (nell'area compresa tra la basilica di Sant'Ambrogio, l'Università Cattolica e la caserma Garibaldi), infatti, nel sottosuolo antistante la basilica cimiteriale dei Santi Nabore e Felice, Sant'Ambrogio fece operare uno scavo, e vi si trovarono i corpi dei due martiri.
Il giorno 19 giugno, le spoglie furono solennemente traslate, con un entusiastico concorso di popolo, nella basilica detta attualmente di Sant'Ambrogio, che si era appena finito di costruire, per consacrarla con questa deposizione di reliquie.

La chiesa di San Protaso si trova nella parte ovest della città, in piazzale Brescia, e può essere raggiunta con il tram 16 da piazza Duomo.