Santuario di S. Rita da Cascia

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nella periferia sud-ovest di Milano, nella via omonima, si trova un Santuario dedicato a Santa Rita da Cascia.
L'origine del Santuario non è legata ad apparizioni o fatti miracolosi, né allo scioglimento di un voto di pie e facoltose persone, ma al grande desiderio degli Agostiniani della Provincia Ligure di ritornare a Milano, la culla del loro Ordine.
Fin dal 1230 infatti gli Agostiniani possedevano a Milano il convento e la Chiesa di S. Marco; nel 1445 inoltre fondarono il convento e la Chiesa dell'Incoronata e nel 1500 presero possesso della Chiesa della Consolazione; ma la soppressione del 1782 li allontanò da Milano per quasi due secoli. Infatti, fu solo il 17 dicembre 1939 che il Beato Cardinal Schuster, arcivescovo di Milano, posò la prima pietra del Santuario di Santa Rita, e nella primavera del 1940 iniziarono i lavori; l’anno seguente, in tempo di guerra, fu costituita la prima comunità religiosa agostiniana.

Il santuario, progettato dall'ingegner Giuseppe Invitti, è maestoso nella sua forma basilicale e si estende su un'area di 1800 metri quadri con pianta a croce latina articolata in tre ampie navate.
La facciata, completata nel 1956, è caratterizzata da un grande arco centrale e rivestita in parte da ceppo bergamasco e in parte in mattone. Le lunette che sovrastano i portali d'ingresso sono abbellite da mosaici di G.B. Salerno, mentre il portone in bronzo (“Il Portone della vita”, dello scultore agostiniano Padre Stefano Pigini) raffigura la vita di Santa Rita prima di entrare in Monastero: fidanzamento, matrimonio, vita familiare e lavori domestici.
L'interno è arricchito da una grande profusione di mosaici, eseguiti dalla ditta Sgorlon su cartoni dell'agostiniano belga Padre Leo Coppens tra il 1960 e il 1965; essi illustrano scene evangeliche (Gesù Buon Pastore, le nozze di Cana, l'incontro di Emmaus, l'Annunciazione) e la vita di Santa Rita, illustrata in sei mosaici.
Entrando, sulle pareti laterali si notano numerose cappelle, ognuna arricchita da un elegante mosaico: ma è nell’Arco Trionfale e nel catino del presbiterio che la bellezza dei mosaici raggiunge l'apice.
Autore dei mosaici, si diceva, è padre Leo Coppens, nato a Volkel in Olanda nel 1909 (e morto nel 1995), che nel 1959 partecipò a un concorso per rivestire con mosaici il catino dell'abside e dell'arco trionfale del Santuario. All'epoca Padre Coppens era Provinciale della Provincia Belga e passò da Milano di ritorno dal Capitolo Generale di Roma. I suoi bozzetti furono preferiti per la efficacia del messaggio espressivo che sapeva creare un'atmosfera spirituale squisitamente agostiniana.
Nella sommità dell'arco trionfale e al suo centro, sotto i simboli di Dio Padre e dello Spirito Santo, è raffigurato l'Agnello Immolato sul libro chiuso da sette sigilli, posato sulla mensa dell'altare. Qui, l'opera di santificazione e di salvezza realizzata dal Cristo, è celebrata dalla Madre di Dio e dai tanti Santi e Sante dell'Ordine Agostiniano, posti a destra e a sinistra dell'Agnello Immolato, dal quale promana la Gloria dello Spirito Santo, raffigurato dalle fiammelle di fuoco. Al centro del catino del presbiterio invece, con colori forti, pieni di luce e di oro, è raffigurato il Cristo Risorto e Glorioso (Pantocrator), che si erge, con il suo mantello rosso vivo, vittorioso sul mondo; Santa Rita, raffigurata alla sinistra del Cristo Risorto, è un frutto grande della Sua grazia: quasi custodita dai Santi Agostino e Giovanni Battista, posti nei pilastri di sinistra e di destra dell'arco trionfale, Rita, ora, nella gloria del Signore, intercede per noi; nello sfondo del Cristo Risorto è rappresentata la facciata del Santuario.
Nel catino, alla destra del Cristo Risorto, il Vangelo è trasmesso alla Chiesa dai Quattro Evangelisti, raffigurati dai loro simboli (Matteo come angelo, Marco come leone, Luca come bue, Giovanni come aquila). Nel Sacro Libro, aperto, sono scritti i motivi di salvezza del giudizio finale: "Avevo fame, avevo sete, ecc." (Matteo, c.25). E gli Apostoli, posti in semicerchio nel catino, sono ad indicare l'unità della Chiesa che celebra la liturgia. Sopra gli Apostoli una fascia verde recante la scritta in lettere d'oro:
BEATI QUI AD COENAM NUPTIARUM AGNI VOCATI SUNT
(Beati coloro che sono invitati alla cena nuziale dell'Agnello - Apocalissse 19,9)
Il 2 maggio 2000 è stato consacrato il nuovo altare e inaugurato il presbiterio: spostato il quadro di Santa Rita, al suo posto è stato messo un grande crocefisso di bronzo opera di Marco Melzi. Rifatto su nuovo disegno il pavimento in marmo rosa del Portogallo ed eliminato il vecchio altare maggiore, sono state posate le scale di accesso al tabernacolo (di rame dorato) che poggia su un piedistallo ottagonale. Esso è posto al centro, sotto il Crocifisso, ed è solennizzato da un maestoso panneggio anch’esso, come il pavimento, di marmo rosa del Portogallo.
Alla fine degli anni '70 del XX secolo è stata inaugurata la Cripta, piccolo gioiello posto sotto il Presbiterio ed accessibile dai transetti: qui è esposta alla venerazione dei fedeli la Reliquia di Santa Rita.

Al Santuario si giunge da Romolo (M2, S9) con il bus 47.