A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
In questo articolo vi voglio parlare di una via della nostra zona, non estesa in lunghezza, ma ricca di interessanti edifici di varie epoche e vari stili: si tratta della via Sciesa, la prima traversa a destra di corso XXII marzo per chi viene dal centro.
La via è intitolata al patriota milanese Amatore Sciesa, il cui nome è legato alla famosa frase "Tiremm innanz", e che venne per errore trascritto in Antonio Sciesa, all'atto del processo che lo avrebbe condannato a morte,
dal cancelliere, che nella fretta gli attribuì paradossalmente il nome del poliziotto che lo aveva accusato: per questo motivo sulla targa sita in via Cantù a lui dedicata figura il nome errato Antonio Sciesa.
Dopo aver reso il giusto al titolare della via, inoltriamoci tra i suoi edifici. I numeri civici crescono andando in avanti verso sud, per cui avremo i dispari a sinistra e i pari a destra.
Già il civico 1 si mostra degno di attenzione: sulla facciata, infatti, si trovano eleganti lesene e balconcini in ferro battuto, oltre ad una notevole balconata al piano nobile; il palazzo risale alla fine del secolo XIX. Il civico 2 invece presenta balconcini con colonnine dalla forma alquanto originale ed è più recente, probabilmente risalente agli anni '20 del ventesimo secolo. Il civico 3 presenta una facciata geometricamente suddivisa da grandi lesene che si fermano in corrispondenza della balconata in ferro battuto del piano nobile, per poi riprendere come piccole lesene costeggiando i balconcini al piano ammezzato.
L'edifico di fronte, il civico 4, ospita l'Istituto Europeo di Design: l'aspetto esterno è quello di una palazzina come tante altre, ma il cortile è veramente particolare, strutturato con un selciato in pietra chiara, come tipico di certe città europee, su cui si affacciano palazzi moderni dotati di finestre a sesto vario, che forniscono un'immagine molto armonica.
A seguire si trova il civico 6, edificio della fine del secolo XIX, la cui particolarità sta nel piano terreno su strada, interamente ricoperto di piastrelline verdi tipiche degli anni '50 del XX secolo; e a quest'ultimo periodo risale anche il palazzo di fronte, il civico 7, un edificio azzurro dalla facciata di forma originale.
Sul lato destro, attualmente interessato da lavori, si trova poi l'edificio che ospitò per molti anni il noto ristorante Giannino, il cui nome deriva dal fondatore Giannino Bindi, che nel 1899 aprì qui una trattoria provenendo da Pisa. Gli fa seguito un lungo corpo di fabbrica, che arriva fino all'angolo con via Anfossi, mentre sulla sinistra due eleganti palazzi con gli angoli smussati contornano l'incrocio con la via Bezzecca. Troviamo poi il civico 9, il cui portone è sormontato da un balcone a sua volta sormontato da una lunetta, e la cui facciata è percorsa da lesene.
Siamo a questo punto giunti all'angolo con via Anfossi: sulla destra si trova un elegante palazzo ornato di timpani spezzati, in stile neo-rococò, mentre sulla sinistra la nostra attenzione viene colpita dal bellissimo edificio di cui sull'angolo è visibile la porzione semicircolare, e che prosegue (è il civico 15) con un'ampia corte cui si accede per un portone che ha un'inferriata trompe-l'oeil, e con un corpo di fabbrica dotato di una lunga ed elegante balconata.
Successivamente, dallo stesso lato, il civico 17 ha un interessante portone sormontato da tre balconcini, di cui quello centrale di fatto spezza la lunetta che sovrasta il portone; i balconcini sono a loro volta sormontati da una lunetta, questa volta intera e dotata di un fregio; da notare al primo piano tre eleganti vetrate policrome alle finestre.
A seguire, sempre sul lato sinistro, il civico 21 è un palazzo art-deco, risalente agli anni 1924-25, con un elegante terrazzo ornato di enormi sfere in pietra posto sopra l'ingresso; nell'androne, oltre ad un bel lampadario in ferro battuto, notevoli affreschi alle pareti sinistra e destra, in corrispondenza delle scale. L'edificio seguente, il civico 23, è una palazzina dotata di balconcini con fregi geometrici, risalente circa agli anni '30 del XX secolo, che giunge fino all'angolo con via Spartaco. Da notare, in tutti gli edifici di questo isolato, nella stagione opportuna, la presenza di rigogliosi giardini pensili all'altezza dei tetti.
Dirimpetto, sul lato destro si trova una palazzina in stile anni '50, ricoperta di piastrelline grigie sulla facciata e verdi sulla piccola loggia balconata scandita da colonne metalliche, e sormontata da un giardino pensile.
Chiude l'isolato una palazzina con i balconcini dotati di fregi floreali.
Siamo così giunti all'incrocio con via Spartaco, dove termina la via Sciesa che, come penso di aver dimostrato, vale la pena di una breve passeggiata esplorativa.