La roggia Vettabbia (parte II)

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nello scorso articolo abbiamo percorso il primo tratto, quello coperto, del nostro corso d'acqua, fino a giungere in via Corrado II il Salico, una traversa di via dei Fontanili.
Ebbene, l'area nei pressi di questa via ha origine molto antica: si tratta infatti del borgo di Morivione, di cui sono rimasti ai nostri giorni una graziosa cappella dedicata ai caduti della Prima Guerra Mondiale e intitolata "AI PRODI DI MORIVIONE", presso cui si trova una antica pietra miliare, e la chiesa della Sacra Famiglia di Morivione, di origine quattro-cinquecentesca, con annessa casa parrocchiale.
Questo borgo era la zona dove i milanesi andavano a festeggiare San Giorgio (che è anche il santo patrono dei lattai della Lombardia), bevevano latte e mangiavano il "pandemèin", ed è anche citato nel romanzo "Fosca" di Iginio Ugo Tarchetti (del 1869).
Alla fine dell'Ottocento, in questo ameno villaggio affluiva una certa quantità di mano d'opera, richiamata della riseria Navoni, al tempo la più grande di Milano, e dalla Fornace Butti, che per far arrivare l'argilla dalle cave del comune di Vigentino aveva messo in funzione una ferrovia Decauville.
Quanto all'origine di questo toponimo, tra le molte leggende la più credibile racconta che, a cavallo dei secoli XIII e XIV, la zona era infestata da soldati di ventura sbandati, guidati da un certo Vione Squilletti, che compivano scorrerie e non consentivano l'ingresso del latte in città, bloccandone di fatto il commercio; i cittadini allora chiesero aiuto a Luchino Visconti, signore di Milano, che fece intervenire i soldati che catturarono Vione, che sarebbe stato giustiziato il 24 aprile 1339. Gli abitanti del borgo accolsero i vincitori offrendo loro latte fresco, panna e uova, e sul luogo della battaglia, su di un muro, venne dipinto San Giorgio che ammazza il drago, con una scritta: Qui Morì Vione.

A questo punto proseguiamo lungo il corso della Vettabbia e giungiamo ad attraversare la via Ripamonti nel tratto tra via Rutilia e via Serio. Da qui si diparte una strada senza uscita, ingentilita da un filare di alberi, che ci conduce, costeggiando la Vettabbia, ad un gruppo di nuovi edifici molto gradevoli esteticamente, sulla sinistra, e, sulla destra, ad un mulino.
Si tratta del Mulino Vettabbia Destra, risalente probabilmente al XVII secolo, e che porta tuttora una targa che indica la sua appartenenza amministrativa all'VIII Mandamento, comparto di Porta Romana; poco prima del mulino, la Vettabbia si biforca per andare ad alimentare la ruota del mulino (da cui il nome "Vettabbia destra"), e subito dopo i due rami si ricongiungono.
A questo punto la Vettabbia ha una grossa ansa verso nord, che la porta nella parte terminale di via Bastia e di via Ampola, da cui è visibile, e poi giunge ad attraversare il viale Ortles passando sotto la rotonda di recente realizzazione, per poi essere di nuovo visibile nel tratto in cui costeggia la strada, ancora senza nome, che porta in piazza Sumatra; sull'altro lato della Vettabbia (il destro) sono visibili le ultime villette di via Pizzi.
Con un'altra ansa la Vettabbia si allarga verso destra e poi taglia la via Broni dopo avere costeggiato la via Bianconi (come intuibile dal rigoglioso verde che si nota dalla via), e quindi si inoltra nella campagna a sud di Milano.

Il suo corso costeggia a questo punto la via dell'Assunta e la via Pismonte, mediante le quali raggiunge il cosiddetto "collettore di Nosedo", dove in maniera rettilinea le sue acque vengono condotte in direzione sud-est.
Durante questo tratto, oltre a costeggiare da sud il borgo di Nosedo, di cui ho parlato a suo tempo, essa taglia la nuova strada che congiunge al Depuratore, ed è quindi visibile dal suo ponte. Qui la Vettabbia scorre a pochi metri dal confine della zona 4, e prosegue rettilinea fino a Chiaravalle, dove giunge dopo aver effettuato una "circonvallazione" della cascina San Bernardo, per poi riportarsi sul percorso precedente.
Indi la roggia costeggia la strada senza nome che fiancheggia l'abbazia e conduce al centro del borgo passando sotto un basso ponte ferroviario. Dopo il ponte, la strada piega a sinistra e la roggia a destra, correndo parallela allo spalto per qualche centinaio di metri, dopo di che piega a sinistra e si inoltra nella campagna, passando sotto la via San Bernardo subito dopo che questa è uscita dal borgo di Chiaravalle.

Siamo ormai giunti al confine cittadino, ed infatti la Vettabbia proseguendo raggiunge San Donato Milanese, dove piega a destra di modo da non attraversarne l'abitato, lambisce l'abbazia di Viboldone, finchè, giunta a Pedriano, piega bruscamente a sinistra di 90 gradi e, passando sotto la via Emilia, aggira da nord l'abitato di Melegnano e infine si getta nel Lambro.